in poche parole: Kurogane è un ninja dal triste passato, Fay è un mago dal triste passato, Shaoran è il figlio del proprio clone dal triste passato e Mokona è una palla di pelo somigliante ad un coniglio che permette loro di viaggiare di dimensione in dimensione (lei non ha un triste passato). Ognuno ha fatto dei sacrifici per arrivare dove voleva arrivare e per la salvezza degli altri. Diciamo che Fay ad un certo punto si è trovato in punto di morte e Kurogane, per salvarlo, l'ha trasformato in un vampiro che può bere sangue solo da lui. Successivamente, per portare Fay fuori da una dimensione che si stava "sigillando", Kurogane si è anche tagliato un braccio, rischiando di morire. E tutto questo ve lo racconto solo per farvi capire alcuni punti della fanfic.
Avevano da poco lasciato
un caldo sole primaverile per piombare in una dimensione in pieno inverno.
Davanti le loro labbra si formavano delle nuvolette mentre discutevano su cosa
fosse meglio fare, piccoli fiocchi di neve cadevano, fitti, dal cielo. Era
tutto bianco, era tutto freddo.
Trovarono alloggio in una
piccola casetta dalle poche stanze: un soggiorno con un caminetto e il ripiano
cucina, un bagno e una camera da letto provvista di due letti. Fay aveva
preparato la cena con quel poco che c'era e ora stavano mangiando tutti assieme,
Kurogane era intento a fissare Fay quando, con la coda dell'occhio, vide una
forchetta furtiva farsi largo nel suo piatto
« Polpettina, ti
consiglio di non mangiare dal mio piatto… A MENO CHE TU NON VOGLIA MORIRE »
«waaah! Fay-mammina,
Kuro-papi vuole farmi a pezzetti! »
Fay, che era perso nei
suoi pensieri, venne richiamato alla realtà all’improvviso scoppio di grida «
suvvia Kuro-sama, so che quello che cucino con le mie manine è prezioso per te,
però ce n’è ancora, non te la prendere con Moko-chan, i bambini prima di tutto,
poi i genitori »
« ehi voi due » disse il
ninja con sguardo sinistro mentre prendeva la sua katana « il mio nome è
KUROGANE! » e iniziò a correre loro dietro che si erano già messi in fuga al primo
movimento del suo braccio. Furono riportati all’ordine da Shaoran che chiese « come ci sistemiamo per la notte? »
L’unica luogo caldo di
quella casa era la sala in cui erano in quel momento, per cui Kurogane l’avrebbe
tranquillamente lasciata al ragazzo. Evidentemente Fay non doveva aver fatto un
ragionamento diverso dal suo in quanto rispose « Tu e Moko-chan dormirete qui,
mentre io e Kuro-pio dormiremo nell’altra stanza »
« ma… »
« niente ma » lo
interruppe « alla nostra età abbiamo bisogno di dormire comodi, e poi io e
Kuro-papino dobbiamo ritrovare la nostra intimità perduta. Vero Kuro-tan? »
Normalmente lo avrebbe
mandato al diavolo, lo avrebbe rincorso nella speranza di afferrarlo e poterlo,
finalmente, soffocare, ma non questa volta. Era preoccupato per lui, non gli
era sfuggito il suo smarrimento a tavola: il mago era migliorato dal loro primo
incontro, sorrideva più spesso, mostrava i suoi veri sentimenti, tuttavia ora
erano in un luogo che gli ricordava il suo paese natio e quello in cui aveva
trascorso la sua adolescenza, per quanto potesse essere riuscito a
riconciliarsi col suo passato, era impossibile non ci pensasse. Per cui si
limitò ad un « uhm» di assenso.
La sua reazione, o
meglio, la sua mancanza di reazione, lasciò tutti a bocca aperta e ben presto
la situazione degenerò:
« Kuro-papi ama
Fay-mammina, Kuro-papi ama Fay-mamminaaaaa »
« Kuro-rin, finalmente
contraccambi i miei sentimenti e hai deciso di dichiararti apertamente. Io che
ti ho sempre amato di nascosto, non ho mai pensato, nemmeno sognato, che un
tale giorno potesse giungere. Il mio cuore scoppia di felicità! » diceva il
mago dopo essersi gettato a terra, lacrime di coccodrillo che gli riempivano
gli occhi mentre con un fazzoletto si soffiava il naso.
Okay, la situazione gli
stava sfuggendo di mano. Gli era preso un tic all’occhio sinistro e le vene del
collo pulsavano impazzite, le mani gli prudevano dalla voglia di sguainare la
sua katana per massacrarli. Doveva uscire, prima di dare il via ad una
carneficina. Ora. Assolutamente. Sputò dalle labbra strette “ maledetti, un
giorno vi ucciderò” e si fiondò fuori di casa sbattendo la porta.
« oh, Kuro-papino si è
molto arrabbiato »
« uh uh » si limitò a
rispondere Fay sparecchiando, il sorriso che spariva dalle sue labbra. Forse abbiamo esagerato…
Kurogane stava
praticamente correndo, era infuriato e cercava di placarsi scaricando tutta la
rabbia nei suoi passi, sul suolo. Aveva bisogno di bere del sakè e, qualora non
ne avesse trovato, qualsiasi tipo di alcool sarebbe andato bene, bastava si
trattasse di qualcosa di forte, tanto da bruciargli la gola e fu con questo
spirito che varcò la soglia di una taverna e, nel modo più sgarbato possibile,
ordinò da bere. Ne uscì solo un paio di ore più tardi, ancora sobrio, ma almeno
si era calmato, un po’.
A casa le luci erano
spente. Deve essere più tardi di quel che
pensavo. Entrò silenziosamente in modo da non svegliare Shaoran e la
polpetta e arrivò in camera, dove trovò Fay a letto che dormiva. Cominciò a
spogliarsi, e quando fu pronto per infilarsi nel letto, sentì dei versi
provenire da dove il mago dormiva. Alla
fine veramente non sta bene come voleva far credere. Si avvicinò all’altro
e vide che aveva i pugni serrati sulla coperta, il viso contratto in un’espressione
di sofferenza e i brividi che lo scuotevano tutto. Gli si stringeva il cuore
ogni volta che lo vedeva così, evidentemente i suoi incubi erano tornati a
fargli visita. Si sedette sul bordo del letto, portò la mano destra al suo
volto per spostargli una ciocca di capelli in modo da poterlo osservare meglio.
Era bello. Kurogane era abbastanza onesto da ammettere che il mago era bello, e
questo lo rendeva incapace di non guardarlo. E in quel momento vedeva che stava
soffrendo e non poteva fare nulla per aiutarlo. Frustrato mise la propria mano
sopra una delle sue e la sentì fredda, gelida; le dita ancora stringevano con
forza la coperta. Si chinò su di lui
« Yui… » sussurrò. Fay
istantaneamente allentò la presa della mano sulla quale era poggiata quella del
ninja, e anche la faccia si distese un poco, restavano solo i brividi.
Maledizione! Non ci sono altre coperte in questa catapecchia! Pensò nervoso. Cosa
poteva fare? L’unica soluzione era… No! Nononono!
NO! Sì invece… fallo… No! Non
poteva realmente entrare nel suo letto, con lui! Sì che puoi. Puoi e vuoi farlo… avanti, fallo per lui. La
vocina nella sua testa insisteva, non voleva saperne di stare zitta. Beh finì col capitolare, in effetti fa molto freddo. Così stacco
delicatamente le mani di Fay dalla coperta e altrettanto delicatamente la
sollevò, in modo da potercisi infilare sotto anche lui. Quando entrò in
contatto col corpo del compagno lo sentì ghiacciato, allora, senza esitazioni,
ormai le aveva tutte messe in un angolo remoto della sua testa, fu attento ad
avvicinarlo al proprio corpo col braccio destro, quello buono, e se lo mise aderente
contro di sé, la schiena fredda contro il suo petto caldo. Il mago si rilassò
immediatamente, smettendo di tremare e, con sua grande sorpresa, anche lui si
sentì più tranquillo. Sperava solo che, il giorno dopo, non se la prendesse con
lui considerandola un’invasione dei propri spazi; ricordava ancora quella in
cui, per salvargli la vita, lo aveva costretto a diventare un mostro e a
dipendere da lui per la sopravvivenza, era stata l’unica volta che lui lo aveva
chiamato “Kurogane”, per ferirlo, per fargli capire che tra loro, da quel
momento, ci sarebbe stata della distanza, che nulla sarebbe stato come prima. E
lo aveva ferito come neanche avrebbe potuto mai immaginare o sospettare. E
aveva paura adesso, paura che lo rifiutasse nuovamente, che di nuovo erigesse
una parete tra loro due, un muro che non sarebbe riuscito a buttare giù. Non
voleva essere trattato freddamente ancora, alla sola idea fu percorso da un
brivido che lo spinse istintivamente a stringere più forte Fay e quest’ultimo
diede segno di svegliarsi, disturbato dai troppi movimenti. Mentre si girava e
stiracchiava, Kurogane chiuse gli occhi facendo finta di dormire, il cuore che
gli batteva all’impazzata nel petto, il terrore che gli attanagliava la gola:
non voleva vedere la sua reazione e sperava sarebbe stata almeno attenuata, se
il mago avesse creduto lui stesse dormendo. Avvertì che l’altro tratteneva il
respiro per qualche secondo scoprendo di essere tra le sue braccia e attese la
sprangata tra i denti, che però tardava ad arrivare. Alla fine Fay rilasciò
tutta l’aria che stava trattenendo inconsciamente e si sistemò meglio: si
rannicchiò tutto contro di lui, poggiò le mani sui suoi caldi pettorali e, dopo
avergli dato un bacio sulla spalla sinistra, vi poggiò anche la testa.
« Grazie, You-ou »
bisbigliò dolcemente mentre il sonno prendeva il sopravvento
« sogni d’oro idiota »
rispose, posandogli un bacio tra i capelli dorati.
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